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PROGETTO GEA / EVOLUZIONE UMANA / CULTURA / Il linguaggio, architrave della cultura
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  Il linguaggio, architrave della cultura  
 
Dipa

I dati genetici indicano che tutti gli uomini viventi oggi avrebbero avuto origine da un gruppo di poche migliaia di persone, che viveva in Africa orientale intorno ai 100.000 anni fa. La paleontologia ci dice che nelle decine di migliaia di anni successive questo gruppo si sarebbe diffuso alla maggior parte dell’Africa, dove avrebbe sostituito i tipi umani preesistenti, e sarebbe penetrato in Medio Oriente, per poi espandersi da lì agli altri continenti.

Quale è stato il fattore che ha dato a questo gruppo umano un tale vantaggio evolutivo?

Si è fatta l’ipotesi che si sia trattato dello sviluppo di un linguaggio perfezionato, di sofisticazione e complessità analoghe a quelle di ogni lingua parlata al mondo oggi.

Eppe

Due fatti, in particolare, portano a pensare questo:
il primo è che tutte le lingue parlate oggi sono altrettanto complesse, nelle società tecnologicamente più avanzate come in quelle più primitive.
il secondo è che qualunque essere umano può apprendere alla perfezione qualsiasi lingua parlata sul pianeta, purché l’apprenda nei primi anni di vita: così, uno scandinavo allevato dagli aborigeni australiani imparerà la loro lingua come lingua madre, e viceversa.

Questo significa che ogni essere umano è biologicamente predisposto all’apprendimento del linguaggio, e che ogni lingua parlata al mondo è sostanzialmente altrettanto antica.

La nostra biologia ci predispone ad apprendere il linguaggio in una fascia d’età precisa, che si arresta intorno ai quattro anni. Chi non ha imparato a parlare una lingua (la lingua "materna") a questa età non ha più speranze di imparare a parlare correttamente una qualsiasi lingua.

diverse etnie diverse etnie diverse etnie diverse etnie diverse etnie

Negli anni successivi diviene possibile imparare alla perfezione anche un’altra o più altre lingue. Questo secondo periodo critico si conclude con l’adolescenza. Dopo questa, è sempre possibile imparare lingue nuove, ma la nostra pronuncia resterà inevitabilmente quella di uno straniero, cioè non saremo più in grado di produrre con precisione i suoni della lingua studiata, come sa fare un nativo. Sono poche le persone che riescono a imparare una lingua straniera dopo la pubertà: forse è una differenza genetica.

Quanto alla complessità delle lingue, sarebbe sbagliato pensare che le lingue parlate dalle popolazioni che vivono ancor oggi praticando uno stile di vita simile a quello dei nostri lontani antenati siano più semplici della nostra. Spesso è vero il contrario: le loro lingue conoscono complessità che le nostre hanno perduto, semplificandosi nel corso del tempo. Vi sono lingue dove è l’intonazione di una parola a cambiarne il senso. Altre hanno suoni particolari e caratteristici: il khoisan, parlato dai san del Sudafrica (che gli olandesi chiamarono "boscimani", per "uomini della boscaglia"), è una delle lingue di origine più antica presenti al mondo, e comprende suoni assolutamente speciali, i cosiddetti clic, schiocchi formati poggiando la lingua sul palato e aprendo e chiudendo rapidamente le labbra.

foto di Ben MacLaren – egiziana

Il modo di designare uno stesso oggetto può variare profondamente da una lingua all’altra. Cambiano la fonetica, il lessico e la sintassi, ma la complessità rimane analoga.

Se è vero che le lingue hanno avuto un’origine comune, questo significa che prima dell’espansione a tutto il pianeta i gruppi umani parlavano un’unica lingua ancestrale. Alcuni linguisti hanno lavorato in questa direzione, studiando le analogie di suono e di senso nelle lingue più diverse, e hanno individuato alcune parole, chiaramente derivate da un’unica radice e presenti in tutte o quasi le famiglie linguistiche del mondo.
Eccone un esempio:

etimo "tik"
Tik, il primo etimo comune a tutte le famiglie linguistiche del mondo
individuato dal linguista Joseph Greenberg.

Si osserva che a partire da circa 50.000 anni fa, cioè in concomitanza con la diffusione dell’uomo moderno, gli strumentari di pietra iniziano a diversificarsi, sviluppando forme distinte e una varietà di funzioni nei luoghi via via raggiunti dall’espansione umana, dopo che per duecento o trecentomila anni avevano conosciuto solo un limitato sviluppo. È stato suggerito che a questa progressiva diversificazione corrisponda la differenziazione in più dialetti dell’unica lingua madre parlata in origine dall’unica o dalle poche tribù che andavano allora popolando il mondo.

etimi comuni a tutte le famiglie linguistiche
Altri etimi comuni a tutte le famiglie linguistiche, individuati da Joseph Greenberg:
le parole che più si conservano di lingua in lingua sono i termini di uso più corrente,
come quelli che indicano le parti del corpo, i numeri 1 2 3 e i pronomi;
sono i primi che si imparano da bambini.

Non è difficile capire che importanza possa avere avuto un linguaggio perfezionato per questi antichi gruppi umani. Per esempio, la possibilità di mandare avanti esploratori che riferissero sulle caratteristiche delle regioni via via attraversate, o di concordare le strategie di caccia e di coordinarsi anche nel corso dell’azione, deve avere fornito uno straordinario vantaggio ai gruppi che ne disponevano.