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Cambiare modello di sviluppo


Al termine di queste considerazioni sulla possibilità di utilizzare le tecnologie note, rendendole più performanti, o di sviluppare nuove tecnologie rispettose dei principi del rapporto energia - ambiente va ricordato che per l'uso di qualsiasi tipo di energia esiste un costo energetico rappresentato dal rapporto tra energia restituita ed energia investita. Tutte le forme di energia alternativa e rinnovabile si basano su un utilizzo iniziale di energia che oggi è fornito dai combustibili fossili ed è anche per questo motivo che forse è meglio usarli per questo scopo che non per essere bruciati all'interno di un motore a scoppio.

Potremmo riportare altri esempi di utilizzo delle tecnologie esistenti o di nuove tecnologie, quali ad esempio quelle molto interessanti che studiano la possibilità di fare della fotosintesi artificiale per produrre combustibile utilizzando l'energia solare, per aumentare l'efficienza della produzione e distribuzione dell'energia ed indurre un risparmio sulla sua produzione e sul consumo delle fonti di energia non rinnovabili ma la questione di fondo, che regola la vita sulla Terra, è legata esclusivamente alla riduzione dei consumi perché il problema reale è la limitatezza delle risorse naturali e la deteriorabilità della biosfera.

L'utilizzo su larga scala dei combustibili fossili e delle altre risorse minerali e vegetali da parte dei paesi cosiddetti sviluppati ha favorito l'idea della possibilità di uno sviluppo economico senza limiti consentendo sia la dilatazione dei movimenti nello spazio, riducendone contemporaneamente i tempi di percorrenza, sia la trasformazione delle attività economiche facendo aumentare in modo notevole i quantitativi di consumi individuali.

Questa visione ha portato, come abbiamo visto, alla consapevolezza dei limiti ed anche all'introduzione della mercificazione dei valori di controllo introdotti per porre degli argini alla distruzione dell'ambiente.

In particolare si può considerare che sia nata una vera e propria borsa con quotazioni del diritto di inquinamento attraverso lo scambio internazionale dei diritti di emissione di sostanze inquinanti, quali ad esempio biossido di carbonio per i suoi effetti sul clima, tra i paesi che emettono meno di quanto, a livello di protocolli, è stato definito e quelli che emettono di più. Si negozia e si concede, al miglior offerente, la parte non utilizzata dei diritti di emissione in una visione che vede il problema dell'inquinamento globalizzato e non limitato paese per paese.

Un altro parametro che di fatto è mercificato è l'impronta o orma ecologica che misura le conseguenze sull'ambiente in termini di acqua e territorio necessari per produrre le risorse consumate e per eliminare i rifiuti della produzione.
Ricordiamo che è stato definito "spazio biologicamente produttivo" quello spazio necessario per assorbire i rifiuti e l'inquinamento prodotti con particolare riferimento ai combustibili fossili. Tale spazio comprende le foreste, l'acqua, i territori coltivabili, i pascoli, le infrastrutture (industrie, strade, abitazioni, impianti di produzione di energia, ecc.)


Tabella impronta ecologica


 Nella sezione: 

 Premessa
 Limiti sviluppo
 Sviluppo sostenibile
 Tecnologie esistenti
 Energia a piccola scala
 Energia eolica
 Energia solare
 Sviluppo alternativo
Coltivazione di colza
Signatari del protocollo di Kyoto

Dobbiamo ricordare, per incamminarsi sulla strada dell'utilizzo intelligente delle fonti di energia ed in generale del patrimonio collettivo della Terra, due concetti, mutuati dalla termodinamica, quelli di efficacia e di efficienza. Al primo si attribuisce la capacità di raggiungere un obiettivo con i mezzi adeguati, al secondo la capacità di raggiungere l'obiettivo con i mezzi meno costosi.

Possiamo ora esaminare, per comprendere nella sua globalità la problematica legata all'energia e alla nostra vita, la strada legata alla produttività delle risorse in relazione all'aspettativa della qualità della vita in un contesto di risorse limitate.

Riprendiamo, dal dizionario della lingua italiana di: G. Devoto, G. C. Oli (Le Monnier - Firenze 1971), la definizione di produttività: " L'attitudine a conseguire un risultato superiore ai mezzi impiegati, specialmente dal punto di vista economico: la produttività di un bene, di un'impresa; produttività media di ciascun fattore di produzione, il rapporto tra la quantità di prodotto e la quantità di ciascun fattore produttivo impiegato. Genericamente. Il rendimento, in quanto oggetto di studio specialmente statistico.

In questa definizione, che è quella prevalente nel linguaggio attuale, traspare un aspetto formale del concetto di produttività che mette a fuoco in modo stringente la relazione tra fini e mezzi. Nessun riferimento esplicito viene invece dato alla qualità dei risultati della produttività eppure una forza viene chiamata produttiva perché i risultati della sua azione sono tenuti in grande considerazione.
La nozione di produttività ha sempre implicato un giudizio di valore sui risultati dall'attività svolta. Oggi questa dimensione qualitativa è stata relegata ad un ruolo insignificante privilegiando il rapporto efficientista fra input ed output.

Pensando alla produttività nella sua accezione formale si accetta implicitamente il concetto che i fini siano infiniti trascurando i risultati dell'attività e la qualità del suo prodotto.

Parlare di produttività delle risorse senza tener presente il limite delle risorse stesse e dei fini del loro utilizzo porta a considerare solamente l'aspetto del rapporto tra un qualsiasi prodotto e l'ammontare dei materiali e dell'energia utilizzati per produrlo. Viceversa tenendo presente anche il soddisfacimento complessivo, ottenuto dall'utilizzo di un certo ammontare di materiali e di energia, possiamo ritenere che, in
un'economia sostenibile, il consumo non può essere considerato un utile diretto ma bensì un costo della vita che deve essere sicuramente ridotto.

Considerare la produttività delle risorse nella sua accezione legata alla qualità complessiva delle attività svolte per il soddisfacimento di una aspettativa pone il tema non tanto della tecnologia di produzione quanto dei valori della civiltà cui si vuole tendere. La domanda è qual'è il fine economico per una società produttiva in termini di valore d'uso, benessere e di senso? A quale fine destiniamo tutto il nostro sforzo?
Forse il quantitativo sempre crescente di oggetti destinati a soddisfare i nostri continui bisogni ha solamente senso in un contesto in cui la felicità cresce con la quantità di beni disponibili e posseduti. Forse dobbiamo abbandonare la visione per la quale ciò che è importante è quello che un bene posseduto fa e non quello che dichiara.

Concludendo possiamo dire che la vita sulla Terra ha potuto esistere grazie all'energia che ci proviene dal Sole tramite le sue radiazioni e che la vita stessa ha creato le condizioni per rendere la Terra un pianeta verdeggiante con un'atmosfera ricca di ossigeno.

L'energia solare è quella fonte energetica che consente di muovere le grandi masse di aria e di acqua, di riscaldare il suolo, di mantenere una temperatura media adatta alla vita degli esseri viventi, di attivare il ciclo del carbonio e di aver generato i combustibili fossili. Purtroppo in questi ultimi 150 anni, un'inezia rispetto al tempo occorso per arrivare alle condizioni attuali, l'uomo ha imparato ad estrarre ed usare i combustibili fossili bruciandoli per produrre lavoro: tutto ciò ci sta portando ad una
condizione in cui è possibile la distruzione del favorevole ambiente che ha consentito la nascita e lo sviluppo della vita così come la conosciamo.
Il problema più urgente e pressante da risolvere oggi è quello legato al nostro stile di vita che si basa esclusivamente sul mito della disponibilità infinita di risorse ed in particolare di quelle energetiche fossili non rinnovabili.
Diventa necessario, quasi obbligatorio, far sì che la consapevolezza dei limiti delle risorse sia condivisa e riconosciuta da tutti per poter iniziare quanto prima la fine di una dipendenza ormai insostenibile con i combustibili fossili.


E5.8.07
Artigiano nellla moschea di Djenne, Mali
Consumismo
Denutrizione




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